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Rencontre Germinal est le cinquième morceau de L’Ultimo Uomo, le premier album.

| chap. 5 | La folie du survivant

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Rencontre Germinal | paroles |

Finalmente sono solo con te,
Avrei tante cose da dirti ancora.
Stento a credere alla strada che
Si intravede volgendo lo sguardo indietro.
Le avventure in cui ho combattuto
Diventan favole.
E disperdono sabbia nel vento
In questo luogo asettico con tono acrilico,
Non-sense.
Un canto lungo e sospeso
Mai pericoloso abbastanza
Da prendere il volo
O rotolar giù nel burrone
Quando la decenza implorava perdono.

Almeno tra noi c’è intesa,
Inizio dal principio.

Lo senti un ululato che veloce più di un missile
Rimbalza da quel muro eretto nel niente.
Forse capita anche a te di oltrepassare il limite
Quando la solitudine brucia l’istante
E ingrossa occhiaie, pupille,
Parole convinte ripiene di noia.
Puro sadismo e misantropia
Fanno spesso da antidoto all’odio.
Qui nessuno ci giudica,
Concediamoci uno sgarro.
Traguardi, ricatti, menzogne e ipocrisie
È tutto archiviato nel vento che bestemmia
E soffia tra i residui di una storia,
E soffia tra le ossa putride,
E soffia nella tua carne che poi è anche la mia.
Non farti strane idee, bisogna pur parlare.

Bisogna pur parlare.

Siamo vermi che strisciano
Tra i resti di una malattia.

Mettiti comodo, serviti dal mio bicchiere e versane tanto.
Il sangue umano di poco valore dovrebbe durare di più.
Pezzi di lingua e dita dei piedi sembra che stiano finendo.
In base ai miei calcoli un altro villaggio marcisce sei chilometri a sud.
Sento del divertimento,
Il tuo atteggiamento pacato è uno spasso,
Non percepivo tutto questo entusiasmo
Dal fatale incendio che spinse la folla a lottar col…

– Fuoco – è tutto quel che ricordo
– Fuoco – prima di incontrare te.
– Fuoco – Il rogo degli opulenti,
– Fuoco – le chiese scoppiettanti.

Piromani impazziti e megalomani impotenti
Ridevan di un gusto coinvolgente.
Virtuale intesa e quadruplice alleanza
Contro il fu pilastro del mondo.
Suicidi, anime perse, fate turchine che sposano orchi.
Complessità dell’ascesa del lato più asociale dell’uomo.
Legittimazione dell’uso spietato di opportunismo e bugie
Ed ora è tutto piatto, piatto, piatto, piatto.
[piatto] Ho un trauma cranico e non penso di ricordar il tuo nome.
[piatto] Aggiungi un dolore al petto, non riesco nemmeno a sboccare.
[piatto] Sfocato il mondo appare, ho appena ingoiato sei denti.
Con un ago conficcato nell’occhio,
Chiedo l’eutanasia.

Ehy,
È tutto finito.
Stavi cascando di nuovo
Nel tuo oblio.
Tu ed io
Siam parte di un unico individuo.

Sii le mie gambe che io sarò il tuo fiato.
Sii la mia retina che io sarò il senso.
Sii il mio coraggio che io sarò la spinta.
So che può sembrare strano,
Ma siamo gli unici rimasti.

E come un serpente disturbi nuovamente il sogno.
Sobbalzo di nuovo al sentire il tuo alito contro il mio orecchio.
Ora che tutti sono scomparsi
Non ha più senso gridare.
Il rumore della polvere che cade
Scandisce il ritmo di pensieri contorti.
E scarichi. Nuovi istinti omicidi.
Parole a caso. Brama di istinti e di vanità.
Ma arriva il momento del colpo basso.
Svuotato e stanco di stare solo
Mi alzo e cammino verso il soggiorno,
Registro parole che tanto nessuno ascolterà.

Scrivendo solo per me stesso ho perso l’attimo nel flusso
Che subdolo ha portato via il mondo e gli altri.
Rinchiuso e fisso nei meccanici pensieri digitali
Non mi accorgevo di aver perso il mondo e gli altri.

È troppo tardi ormai, ogni città è fantasma.
Straborda di macerie sopravvissute al niente.
Sopportiamo in silenzio.
Un viscido liquame entra nei pori e regola
La nostra integrità.
Respira a più non posso i vari cumuli di gas,
Magari è proprio quello che cercavamo da una vita.
Prendere o lasciare: la legge del terrore.
Si espande orizzontale il giudizio universale.
Sogno perturbante in un luogo deturpato
Di tutto il suo calore a meno che non salti.

L’umana ispirazione cosa fa – Salta!
Una volta esploso il mondo tutto il vero viene espresso.
L’umana evoluzione cosa fa – Salta!
Al momento del verdetto rasentato molto spesso.
E noi in tutto questo siamo briciole.
Finale più che allegro di una satira
Dallo stile iperbolico e retorico.
Veniamo al punto e digeriamo il ritmo
Che il blaterare a caso è forse sintomo di pazzia.
Intravedo già la cima della torre,
Tra un po’ non parleremo più la stessa lingua:
È prassi tra i registi riciclar la storia.
E qui sul fiume Eufrate
Celebriamo l’estasi,
Il paradiso é nostro.
Godiamo fino in fondo i nostri istanti.
Mordiamoci a vicenda come dei vermi
Rubiamo, svaligiamo, distruggiamo
A quanto pare siamo soli in questo mondo.
Brindiamo al nostro specchio!

℗ 2018, Cockroach Int. Production/Nilasphere Music
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